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11 novembre 2012

La versione russa del nastro americano

Ho già parlato più volte dell'importanza del nastro adesivo negli esperimenti di fisica in laboratorio. Il cosiddetto UPA (universal physical adapter) è un elemento chiave che non può mancare in un esperimento serio, così come la colla a caldo accompagnata dall'attack non può mancare dove si fanno riparazioni. Il top del top è rappresentato dal nastro americano che riesce veramente ad essere utile in tutte le situazioni d'emergenza. Ho visto persino aggiustare temporaneamente una perdita di vuoto utilizzando un rappezzo di nastro americano.

Forse non tutti conoscono la versione sovietica del nastro americano, io ne ho sentito parlare solo recentemente grazie alla rubrica Le storie di nonno Apollo di Paolo Amoroso all'interno del podcast Astronauticast che è sempre un piacere ascoltare. Paolo racconta storie di astronautica dal sapore vintage e che riascoltate ai nostri giorni assumono un'aurea di epicità davvero unica.

Nell'ultimo episodio Paolo ha raccontato la storia di Leonid Aleksandrovich Voskresenskiy, del suo berretto e della sua ingegnosità nel risolvere i problemi. L'evento è documentato nei dettagli nel libro Rockets and People: Hot days of the cold war (epub, mobi, pdf), ma per chi si accontenta di un racconto aneddotico, riporto, con parole mie quanto è successo.

Mancavano poche ore al celeberrimo lancio di Yuri Gagarin e tutti erano indaffarati nei preparativi, ma oltre al lancio del Vostok erano anche impegnati nel lancio del primo missile R-9. Il nostro Leonid era impegnato proprio in questo secondo incarico e aveva il compito di assicurarsi che un sistema di controllo, caricato con olio combustibile non avesse alcuna perdita perché un'eventuale fuoriuscita di ossigeno liquido avrebbe potuto innescare una reazione poco piacevole.

A quindici minuti dal lancio, Leonid che scrutava la rampa di lancio da un periscopio, fa bloccare il conto alla rovescia dopo aver avvistato un'abbondante perdita di ossigeno liquido. Insieme ad un altro escono dal bunker lasciando tutti in attesa. Dal periscopio, li vedono avvicinarsi alla perdita, confabulare, nascondersi dietro un muretto e poi chiudere la perdita con un non meglio precisato straccio.

Leonid e socio rientrano e danno luce verde per procedere, in quel momento di tensione, nessuno fece caso al fatto che Leonid non indossava più il berretto che portava abitualmente. Il lancio avvenne e fu un mezzo successo, infatti solo il primo stadio portò a termine la missione. Quando fu tutto finito, i colleghi domandarono a Leonid come avessero fatto a sistemare la perdita e lui candidamente rispose che si era tolto il berretto, buttato per terra e fatto sopra la pipì insieme al collega. A quel punto hanno posizionato il panno bagnato sul tubo con la perdita. L'ossigeno liquido, essendo a temperature criogeniche, ha subito congelato il berretto umido agendo da tappo. Semplicemente geniale.

Immaginate l'ilarità dei colleghi, amplificata dal fatto che più tardi Leonid uscì alla ricerca del suo berretto, lo lavò e se lo rimise in testa!

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6 commenti:

  1. E Добрый день anche a te! :-)
    Interessante, ottima l'idea di mettere i link agli e-pub. Ora me lo scarico e me lo leggerò.

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  2. l'ebook è un regalo di NASA, quindi io c'entro poco. Comunque se la cosa ti interessa, iscriviti al podcast, che è veramente molto interessante.

    RispondiElimina
  3. Trust Me, I'm an "Engineer"

    RispondiElimina
  4. Ma bene che li hai segnalati!

    RispondiElimina

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